Mancano meno di tre settimane al JLPT, l’esame di certificazione linguistica giapponese che si tiene in Italia una volta all’anno e le mie giornate sono dedicate alla studio matto e disperatissimo tra kanji, vocaboli, regole grammaticali e conversazioni tra sconosciuti riguardo ai loro piani per la serata o alla prossima riunione di lavoro.
Nonostante in molti si chiedano chi diavolo me lo faccia fare, per me non c’è soddisfazione più grande di essere diventata capace di leggere quel libro di ricette Giapponesi che ho comprato ormai due anni nel mio primo viaggio nella terra del Sol Levante, quando il massimo che sapevo dire era ありがとうございます (Arigatou Gozaimasu, Grazie). Finalmente riesco a seguire il procedimento per replicare le ricette (per il momento ancora con l’aiuto delle foto dei passaggi e del dizionario, ma è sempre un passo avanti!).